Arsenale - restauri degli edifici
L’attività di restauro condotta direttamente è comunque solo una parte di quella più vasta e articolata di tutela di cui la Soprintendenza si occupa istituzionalmente e che l’ha vista in questi anni impegnata a fianco degli altri soggetti che operano nell’Arsenale, perseguendo, attraverso la conoscenza, il controllo delle attività, la pianificazione, la ricerca e i restauri l’obiettivo di un programma organico di recupero del complesso, che attualmente si sta finalmente sostanziando.
Nel 1983 furono intrapresi i restauri delle Corderie che segnarono anche l’avvio di una fase di studio dell’Arsenale e di programmazione.
In quegli anni, infatti, venne fatto un primo rilievo topografico del complesso, furono intrapresi studi di molte architetture, in collaborazione con l’Università, furono catalogati i materiali e le attrezzature di interesse storico e si decise anche che per lo straordinario e articolato interesse dell’Arsenale non fosse sufficiente il dispositivo di tutela ope legis esistente , ma si dovesse procedere a un vincolo specifico che fu poi perfezionato nel 1986.
I primi interventi nelle Corderie riguardarono le strutture portanti del tetto e il manto di copertura, dallo sviluppo complessivo di circa 8.000 mq; nel restauro venne posta ogni attenzione alla conservazione dei legni e dell’assetto delle capriate, quasi tutte originali, limitando al massimo la sostituzione delle parti costitutive e lo smontaggio dei nodi.
Negli anni successivi vennero realizzati il pavimento e i serramenti e restaurati i portoni;
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furono consolidate le scale metalliche, rendendole sicure per l’uso, e analogamente si operò sulle ringhiere dei ballatoi;
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si procedette quindi al restauro delle superfici parietali interne intonacate e di tutte le strutture metalliche, testimonianza delle attività svolte nel tempo all’interno dell’edificio;
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venne studiato il microclima e i processi di risalita capillare dell’umidità mediante un monitoraggio continuo per diciotto mesi e, sempre per le problematiche dell’umidità furono testate alcune tecniche di difesa (barriera chimica ed elettroforesi attiva e passiva).
Nel corso dei restauri furono condotti studi sulle strutture e sulle superfici architettoniche, che sono stati aggiornati anche di recente, in particolare sono state studiate:
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le capriate, con indagini dendrocronologiche e analisi del comportamento statico;
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le fondazioni, con sondaggi estesi e rilevazioni, per determinarne le caratteristiche materiche e morfologiche e per indagarne le stratificazioni storiche;
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le tessiture murarie, specialmente su quelle delle colonne, caratterizzate da una tecnica costruttiva e da una conformazione dei laterizi singolare; le strutture in calcestruzzo armato dei soppalchi realizzate nel 1915;
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gli intonaci, con lo studio e la classificazione di quelli presenti, con l’analisi dei fenomeni del degrado e la schedatura degli interessanti “graffiti” presenti al piano superiore.
Sempre nel 1983 furono avviati i restauri di alcuni tra i più rappresentativi manufatti architettonico-sculorei del complesso arsenalizio: la Porta di terra e i portali del Reparto Artiglierie e delle Sale d’Armi.
Il progetto e i lavori furono condotti secondo le metodologie, ora acquisite per la conservazione dei materiali lapidei, ma che allora rappresentavano, se non un’assoluta novità, certamente un modo avanzato e niente affatto usuale nella prassi operativa.
Vennero eseguiti rilievi fotogrammetrici e sulle restituzioni grafiche, furono sviluppate tavole tematiche analitiche per i caratteri costruttivi, per i materiali costitutivi e per le diverse forme di alterazione presenti sulle superfici architettoniche, redatte dopo accurate indagini visive e specialistiche.
Sulla scorta delle indagini e di campionature furono messe a punto ed eseguite le operazioni di pulitura, di consolidamento e di protezione delle opere.
Di particolare impegno fu l’intervento sulla Porta di terra, per la presenza diffusa di stuccature, incollaggi, consolidamenti e integrazioni realizzati con resine poliestere, ferro e cemento, in un intervento di restauro dell’inizio degli anni ’70 e che avevano determinato gravi danni e che risultavano di difficile rimozione.
A partire dalla fine degli anni ’80, senza soluzione di continuità fino ad oggi sono poi stati affrontati gli interventi sulle strutture dei tetti:
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delle Gaggiandre,
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delle Artiglierie,
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delle Tese nord dell’Isolotto e
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delle Tese sud dell’Isolotto.
Nel complesso gli interventi della Soprintendenza sulle coperture, compresi quelli realizzati sulle Corderie, hanno interessato oltre 20.000 mq di strutture.
L’intervento di maggiore complessità ha riguardato le Gaggiandre.
Prima dell’intervento, le strutture lignee erano caratterizzate da gravissime situazioni di dissesto, determinate principalmente dalla marcescenza delle teste delle capriate e dei nodi.
Tutte le catene risultavano gravate dai monaci e inflesse e, in alcuni casi, schiantate;
l’inflessione delle catene aveva determinato sollecitazioni anomale sulle mensole in pietra di appoggio delle capriate e, in diversi casi, la rottura delle stesse.
Il primo e più rilevante problema presentatosi nel restauro delle Gaggiandre fu quello della messa in sicurezza delle strutture e dell’allestimento del cantiere.
Infatti, la particolare circostanza della mancanza di un piano di appoggio per la costruzione dei ponteggi all’interno dei fabbricati, trattandosi di squeri acquatici, e comunque l’impossibilità di operare in sicurezza dal di sotto, per la precarietà strutturale del coperto portarono ad adottare particolari accorgimenti operativi.
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Le prime operazioni furono effettuate dall’alto, con una gru idraulica a cestello, per rimuovere dal tetto i coppi e le tavelle.
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Sempre operando dall’alto, con un piano di lavoro disposto al di sopra dei muri in elevazione, furono messe in sicurezza le capriate con dei dispositivi di sospensione metallici a bilanciere.
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Venne poi costruito un grande carroponte in ferro, appoggiato sulle due banchine sul quale fu impostato il ponteggio che consentì di procedere al restauro delle strutture.
Per le coperture delle Artiglierie e delle Tese nord dell’Isolotto, non si incontrarono le difficoltà operative presentatesi per le Gaggiandre, e le modalità esecutive degli interventi furono già adottate negli altri cantieri dell’Arsenale.
Anche per le Tese sud dell’Isolotto, dove da poco sono stati avviati i lavori, si stanno adottando, nella sostanza, le tecniche di intervento ormai sperimentate in Arsenale, via via aggiornate sulla base dell’aumentata esperienza e degli affinamenti delle tecnologie operative.
Per le condizioni particolarmente gravi del degrado e del dissesto, che hanno comportato anche il crollo di un’intera capriata, sono però state attivate delle modalità analitiche e di esecuzione dei lavori maggiormente articolate rispetto agli altri interventi.
In particolare si sta procedendo a una schedatura di ogni capriata, nella quale viene riportato il degrado di ogni singolo elemento, valutato sia a vista che con l’ausilio di indagini densitometriche , e per ciascuno di essi viene riportato il tipo di intervento prescelto
Per completare il quadro della conoscenza, così come è avvenuto per tutti gli altri interventi della Soprintendenza sui legni dell’Arsenale, anche per l’Isolotto si stanno conducendo indagini dendrocronologiche e xilotomiche.
Sono ora di prossimo avvio anche gli interventi di messa in sicurezza delle Sale d’armi, certamente l’edificio che attualmente si presenta nella situazione di maggior degrado in tutto l’Arsenale e da poco tempo è stato anche avviato un progetto di restauro per la gru idraulica Armstrong Mitchell, grazie all’interessamento del Venice in peril fund”. Per ora è prevista solamente la progettazione e la messa in sicurezza, ma si confida nella prosecuzione del programma per un completo recupero della straordinaria macchina ottocentesca .
Vai al percorso (Da Piazza San Marco All’Arsenale) di cui fa parte questo cantiere