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Venezia, Palazzo Papadopoli

 

Palazzo Papadopoli_1.jpg Palazzo Papadopoli_2.JPG

 

Stato: Italia
Soprintendenza: Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il comune di Venezia e Laguna (già Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto)
Regione: Veneto
Provincia: Venezia
Comune: Venezia
Località: San Polo, 1364-1379

Tipo di evidenza: macchina da pozzo
Cronologia: VII-XV secolo

Anni campagne di scavo: 2011-2013
Responsabile di cantiere: Alberto Zandinella
Responsabile scientifico: dott. Alessandro Asta
Tipologia scavo: conduzione diretta
Tipologia finanziamento: finanziamento privato

Sommario:
L'intervento di recupero di Palazzo Papadopoli, affacciato sul Canal Grande tra Ca' Foscari e Rialto, ha comportato la necessità di compiere un'escavazione di quasi tutta la superficie del palazzo e dell'area del giardino retrostante. Il complesso venne completato, attorno al 1560-1570, da Giangiacomo dei Grigi su incarico della ricca famiglia bergamasca di commercianti e di fabbricanti di panni di lana dei Coccina, su un terreno nel confinio di Sant'Aponal precedentemente occupato da basse casette trecentesche.
Dopo numerosi passaggi di proprietà, tra il 1874 e il 1875 i nobili Aldobrandini-Papadopoli affidarono all'architetto Girolamo Levi l'incarico di ammodernare l'edificio; fu durante questi lavori che Urbani De Gheltof ebbe l'occasione di documentare ritrovamenti preistorici quali strumenti in corno di cervo, punte di freccia, asce in diorite ed in selce. Le recenti indagini archeologiche hanno permesso di documentare alcune strutture inerenti una "macchina da pozzo" alla veneziana, il cui invaso di argilla risultava discretamente conservato. Nel medesimo ambiente si è potuta altresì documentare la persistenza di due canne da pozzo appartenenti al medesimo e antico corpo di fabbrica. La peculiarità risiede nella modalità costruttiva di una delle due canne: per metà essa si trova nell'androne monumentale; per l'altra metà il suo sviluppo continua fino a raggiungere il piano superiore, tanto che le canne si potrebbero interpretare come la prima servente gli ambienti di servizio e la seconda i piani più alti.
Di grande interesse sono, inoltre, i risultati delle indagini svolte durante lo scavo di una vasca di 9 x 5 m (profonda 3 m dal piano di calpestio). Sono stati rinvenuti due lacerti murari in frammenti di conci d'arenaria e cotto, malamente consolidati da malta di calce e non fondati, e tracce di una seconda macchina da pozzo (in altinelle di modulo 19 x 9,5 x 6 cm). Tali strutture potrebbero appartenere alle "casette" trecentesche sopra citate.
Inoltre, le unità stratigrafiche di base paiono di preponderante interesse poiché documentano una realtà di riva originaria, su cui si attesta una antropizzazione alto-medioevale testimoniata dai reperti botanici e dalle ceramiche rinvenute.  In particolare è presente uno strato di matrice sabbiosa, contenente una rilevante quantità di malacofauna locale ed una dicreta quantità di semi e noccioli e uno strato argillo-limoso di colore grigio scuro, al cui interno è stato rinvenuto un numero esiguo ma significativo di frammenti ceramici. Entrambi gli strati si attestano sul fondo dello scavo ad una quota di circa -140 cm sul livello del medio-mare. Le ceramiche rinvenute possono essere datate agli inizi del VII e alla metà dell'VIII secolo.

Bianchin Citton E. 1994, Elementi preliminari di conoscenza della frequentazione del territorio veneziano in età preistorica, in SCARFÍ B. M. (a cura di), Studi di archeologia della X Regio in ricordo di Michele Tombolani, pp. 23-32.
Urbani de Gheltof G. M. 1881, Venezia preistorica, in Bollettino Arti Industrie e curiosità veneziane, anno 111, pp. 132-144.

Alessandro Asta

Contatti: alessandro.asta@beniculturali.it

pubblicato il 2017/01/19 00:00:00 GMT+1 ultima modifica 2020-10-09T08:33:23+01:00

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